E’ la gita per eccellenza, la più nota da queste parti, quella che tutti
dovrebbero prima o poi fare per poter capire quanto il Creatore fosse
particolarmente ispirato in quel giorno della Creazione in cui pensò i
Monti Lattari ed il contesto che li contorna. Vero è che è un po’ lunga,
ed in un paio di tratti anche un po’ dura, ma siate sicuri che essa
saprà abbondantemente ricompensarvi per la fatica che vi richiederà
La partenza è consigliabile di buon mattino, perché più in avanti occorrerà percorre vari punti con lunga esposizione al sole, ed avviene dall’Abbazia Benedettina di Cava, raggiungibile sia con mezzo proprio che con quello pubblico.
Dal piazzale della Chiesa dalla settecentesca facciata si scende nell’adiacente vallone, si supera il ponticello sul Selano e si prende a destra. Dopo nemmeno cinque minuti si incontra una ben visibile deviazione sulla sinistra; da qui inizia il nostro sentiero, contrassegnato dal segnale ‘Alta Via dei Lattari.
Il segnale
accompagnerà il gitante fino alla meta; non è possibile sbagliare poiché
il sentiero è ben marcato, senza rilevanti deviazioni e, soprattutto,
segnato dal passaggio continuo di escursionisti.
Dopo circa un’ora si giungerà alla località ‘Capodacqua’, ben individuabile per un tubo che fuoriesce da una colonnina di pietra ed eroga un’ottima acqua potabile, sversata in una vasca da bagno (avete letto bene, una vasca da bagno) posta lì da qualche esteta come abbeveratoio per gli animali; si tratta in effetti del troppo pieno della presa di acquedotto posta appena più a monte.
Una volta l’acqua non mancava mai; ora, purtroppo, avviene che dopo inverni non particolarmente ricchi di precipitazioni, d’estate la fonte può anche essere asciutta. Da qui inizia una ‘salitina’ che in circa 20/25 minuti ci porta alla ‘Cappella Vecchia’, un casotto di pietra accessibile a tutti, con un piccolo piazzale dal quale è possibile godere una prima, magnifica veduta del Golfo di Salerno, della città omonima e,
guardando alle nostre spalle, di tutta la valle Metelliana.
Fatta una sosta per una colazione e per una occhiata approfondita allo splendido panorama offerto al nostro sguardo, si riprende il cammino e, dopo aver superato un canalone che dà diritto su Cetara e, subito dopo, un bosco di vecchi, alti castagni,
inizia una salita tosta che culmina
presso una fontanina posta alla base di un lastrone di roccia su cui è
cementato un mosaico di mattonelle di ceramica raffigurante
Siamo giunti all’Acquafredda (o ‘Scitate che è juorno’). In alcuni periodi dell’anno è facile che l’acqua manchi. Si prende a sinistra e si continua per un’altra mezz’ora abbondante fino ad un valico dove, sulla destra, un cartello indica un sentiero che torna indietro e va verso Monte Finestra.
Evitare e continuare diritto; ancora poco e si incontra un altro valico ove, portandoci di un paio di metri sopra la scarpata alla nostra destra, potremo ammirare davanti a noi una superba veduta del Golfo di Salerno e, ruotando di 180°, alle nostre spalle la meravigliosa cartolina offerta dalla Costiera Amalfitana con Maiori, Ravello, Amalfi, ed a destra la vallata di Tramonti fino al Valico di Chiunzi.
E’
qualcosa di indescrivibile, un’emozione unica per il neofita. Poi il
sentiero comincia a scendere ed in pochi minuti apparirà sotto di noi il
piazzale dell’Eremo dell’Avvocata, con
Tutto quanto c’è ancora da vedere, da scoprire lo farete personalmente
recandovi sul posto.
Un’ultima annotazione: questa gita è sconsigliabile nel periodo immediatamente successivo alla Pasquetta e, soprattutto, alla Festa della Madonna che si tiene il lunedi seguente la Pentecoste.
Per
il grande afflusso di gente rischiereste di trovarvi in mezzo ad un
frastuono assolutamente inconciliabile con la quiete propria della
montagna e, soprattutto, nei giorni seguenti, di aggirarvi fra
vergognosi, incivili cumuli di rifiuti abbandonati dai ‘pellegrini’.
Percorso aggiornato alla primavera 2009.